La solitudine cambia il cervello
Troppa solitudine non fa bene. In realtà, se la solitudine è una scelta, ha anche degli aspetti positivi, mentre quelli negativi sorgono quando viene vissuta come un fatto non voluto.
Un team di ricercatori della Boston University (USA) e del King’s College di Londra ha pertanto tentato di chiarire la relazione tra i quattro tipi di solitudine (nessuna, passeggera, incidentale, persistente), le funzioni cognitive e i volumi di determinate aree del cervello. Gli studiosi hanno utilizzato i dati del Framingham Heart Study, un importante studio epidemiologico di coorte, condotto nella città statunitense di Framingham (Massachusetts) fin dal 1948, al fine di stimare la prevalenza del rischio di malattie cardiovascolari. Da allora, gli stili di vita e altre caratteristiche dei residenti sono stati presi in considerazione anche per altri obiettivi di ricerca.
Nel caso della solitudine, è stato evidenziato che la mancanza di relazioni sociali può portare allo sviluppo di malattie mentali, ad esempio la malattia di Alzheimer, soltanto se non voluta e persistente.
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