Stress cerebrale e disturbi mentali

Negli ultimi anni, considerata la grande quantità di prove a sostegno dell’interazione tra il cervello e il resto del corpo, un gran numero di studi nel campo dell’immunologia e delle scienze neuroendocrine ha analizzato l’impatto dello stress sulla salute umana. È ormai noto infatti che lo stress cronico provoca effetti negativi a lungo termine su tutti i nostri sistemi fisiologici (nervoso, immunitario, endocrino e metabolico) a causa dell’alterata comunicazione tra quest’ultimi e il cervello. Lo stress può essere definito come la risposta fisiologica di un organismo a qualsiasi esigenza (di natura biologica, emotiva o cognitiva) e coinvolge tutti i sistemi. Consiste inoltre in una serie di fenomeni dinamici che favoriscono l’adattamento degli organismi alle più diverse condizioni ambientali; se si manifesta troppo frequentemente e/o per lungo tempo (stress cronico), può provocare disfunzioni ed effetti patologici su vari organi ed apparati.
Lo stress cronico può causare gravi danni cerebrali, quali:

  • riduzione della corteccia prefrontale, con effetti sulla memoria a breve termine e alterazione del processo di valutazione situazionale, processo decisionale e autocontrollo;
  • diminuzione della dimensione dell’ippocampo, con impatti negativi sulla memoria episodica e sulla regolazione emotiva;
  • riduzione della materia grigia, soprattutto nelle regioni del cervello coinvolte nei processi emotivi (corteccia prefrontale mediale, giro del cingolo anteriore e insula);
  • ipertrofia dell’amigdala; c’è una maggiore risposta alla presentazione di stimoli negativi, il che può portare ad un aumento dell’ansia, all’incapacità di eliminare i ricordi negativi e alla diminuzione della flessibilità cognitiva e comportamentale.

Tutti questi fenomeni aumentano il rischio a lungo termine di disturbi mentali quali depressione, disturbo da stress post-traumatico (PTSD) e dipendenza.

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