Cervello e cinema

Perché al cervello piace andare al cinema e guardare i film? A tale domanda, il neuroscienziato Vittorio Gallese (che faceva parte del gruppo che ha identificato i neuroni specchio nel 1992) e il teorico del cinema Michele Guerra, entrambi appassionati cinefili e ricercatori dell’Università di Parma, hanno dato una nuova risposta nel saggio “Lo schermo empatico. Cinema e Neuroscienze” (Raffaello Cortina editore).
I due ricercatori hanno applicato al mondo del cinema la teoria della “simulazione incarnata“. Secondo questa teoria, quando si osservano i movimenti di altre persone, si attivano alcune cellule della corteccia motoria (i cosiddetti neuroni specchio), come se stesse agendo il soggetto che sta osservando. In questo modo si riescono a comprendere le emozioni altrui e a immedesimarsi.
Attraverso alcuni esperimenti, Gallese e Guerra hanno dimostrato che, anche quando si osservano i gesti di un attore nel film, si attivano le stesse regioni del cervello che funzionano quando il soggetto stesso esegue l’azione, anche se si sa benissimo che il film è una realtà immaginaria. Ecco perché i film riescono a coinvolgerci: il cervello risponde come se stesse osservando la realtà.

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